L’acqua è un luogo. Immobile, stagnante, sicuramente decadente, nel quale immergere
i corpi, le carni bianche e sofferenti di figure umane condannate alla pericolosa
inutilità.
L’assoluta mancanza di movimento, la finzione dell’attesa, la debolezza ostentata
come arma, sono la perenne circostanza nella quale l’acqua (o la sua manifesta mancanza )
impone il suo ruolo : isolare totalmente.
Ricoprire il vilipendio del vuoto, o , al contrario, lasciare il dominio a quest’ultimo, offrendo alla lenta
decomposizione i luoghi che quella stessa acqua dovevano contenere.
Un concetto faticoso, una grigia similitudine allo strangolamento che la solitudine impone a chi non
sa di essere vittima e contemporaneamente carnefice di se stesso.
Nessuna via di fuga, quindi, nessuna limpidezza. Neppure nell’anima.
S.P.